Ogni mese, migliaia di famiglie italiane si trovano di fronte a un bivio doloroso: continuare ad assistere a casa un genitore o un coniuge affetto da Alzheimer, oppure affidarlo a una Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA).
Una scelta già difficile dal punto di vista emotivo, che spesso diventa un peso economico insostenibile, con rette che possono superare i 3.000 euro al mese.
Ma la domanda è semplice: chi deve davvero pagare queste spese?
La risposta, chiarita da leggi e tribunali, è netta: quando la malattia è grave e l’assistenza richiesta è sanitaria, paga lo Stato.
Il principio dimenticato: non tutto è a carico delle famiglie
Negli ultimi mesi, numerose sentenze hanno dato ragione ai familiari di malati di Alzheimer e demenza ricoverati in RSA.
Le Corti d’Appello di Roma e Milano hanno ribadito che le rette devono essere integralmente a carico del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) quando il paziente necessita di cure terapeutiche e assistenza medica continua.
Le sentenze più recenti:
- Corte d’Appello di Roma, sentenza n. 5696 dell’8 ottobre 2025
- Corte d’Appello di Milano, sentenza del 13 ottobre 2025
In entrambi i casi, i giudici hanno riconosciuto che le prestazioni erogate alle pazienti anziane – malate di Alzheimer o in condizioni cliniche assimilabili – dovevano essere classificate come “prestazioni socio-sanitarie a elevata integrazione sanitaria”, e quindi completamente gratuite.
Altri esempi concreti:
- A Milano, luglio 2025, la Corte d’Appello ha ribaltato una decisione di primo grado, annullando una condanna al pagamento di 26.000 euro di retta per la madre malata di demenza senile.
- Nello stesso tribunale, la sentenza del 13 ottobre 2025 ha disposto la restituzione di 108.000 euro a una degente colpita da emorragia cerebrale, le cui condizioni erano assimilabili a quelle dei pazienti Alzheimer.
Sentenze che rafforzano un principio tanto chiaro quanto poco conosciuto: le famiglie non devono pagare quando la malattia richiede cure sanitarie costanti.
Cosa dice la legge: il D.P.C.M. del 14 febbraio 2001
Il riferimento normativo è il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 14 febbraio 2001, che stabilisce i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA).
In base a questo decreto, il sistema sanitario nazionale è tenuto a garantire tre categorie di prestazioni:
- Prestazioni sociali a rilevanza sanitaria – quando il bisogno principale è sociale, con un minimo di assistenza medica. Sono a carico dei Comuni, con compartecipazione del cittadino.
- Prestazioni sanitarie a rilevanza sociale – quando serve assistenza sanitaria più strutturata. Sono a carico delle ASL, con eventuale contributo dell’assistito.
- Prestazioni socio-sanitarie a elevata integrazione sanitaria – rivolte ai malati cronici o gravi che necessitano di cure mediche continuative e complesse. In questi casi la spesa è interamente a carico del Fondo Sanitario Nazionale.
È proprio questa terza categoria che riguarda i malati di Alzheimer, di demenza e in generale tutte le persone che richiedono assistenza sanitaria h24.
Quando la componente sanitaria prevale su quella assistenziale, la retta non è dovuta.
Perché le RSA chiedono comunque il pagamento?
Molte strutture, nei contratti che firmano con le famiglie, non chiariscono la distinzione tra assistenza sanitaria e assistenza sociale.
In altri casi, non informano i familiari della possibilità di richiedere una valutazione clinica che determini la prevalenza della componente sanitaria.
Così, migliaia di persone finiscono per pagare somme ingenti senza sapere che avrebbero diritto alla copertura pubblica totale.
Solo in un secondo momento, spesso dopo un confronto con professionisti o associazioni specializzate, le famiglie scoprono di poter chiedere la restituzione delle somme versate.
Come capire se hai diritto al rimborso
La chiave è la valutazione medica del ricoverato.
Se dalla documentazione sanitaria emerge che il paziente necessita di cure terapeutiche costanti, assistenza infermieristica continua e monitoraggio clinico, la retta rientra tra le prestazioni a elevata integrazione sanitaria, e quindi spetta al SSN.
Se il tuo familiare è ricoverato in una RSA per Alzheimer, demenza o patologie simili, potresti valutare di
- Richiedere una perizia medica per verificare la natura dell’assistenza ricevuta.
- Valutare se la struttura ha classificato correttamente il tipo di prestazione.
- In caso di pagamento, presentare richiesta di rimborso per le rette versate indebitamente.
Una questione di diritti (e di informazione)
Secondo le stime, se il Servizio Sanitario Nazionale coprisse tutte le rette RSA dei malati di Alzheimer, la spesa supererebbe i 10 miliardi di euro annui.
Un costo enorme per lo Stato, ma oggi scaricato illegalmente su milioni di famiglie, spesso ignare delle tutele che la legge già garantisce.
Non serve una nuova norma per fare giustizia: serve conoscere quella che già esiste.
Informarsi è il primo passo per trasformare un’ingiustizia in un diritto riconosciuto.
Su Rimborso.eu ti aiutiamo a far valere i tuoi diritti
Se hai un familiare ricoverato in RSA per Alzheimer, demenza o malattia degenerativa, e ti è stata chiesta la retta di degenza, potresti avere diritto al rimborso totale delle spese.
Su Rimborso.eu ti aiutiamo a:
- Analizzare la situazione clinica e amministrativa;
- Verificare se rientra nei casi a carico del SSN;
- Avviare la procedura per richiedere il rimborso in modo chiaro, veloce e documentato.
💡 Non è un privilegio. È un diritto.
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