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Rivalutazione pensioni: trent’anni di tagli hanno bruciato il 25% del potere d’acquisto

Per i pensionati italiani la perdita non è solo numerica, ma quotidiana.
In trent’anni di tagli alla perequazione, gli assegni medio-alti hanno perso oltre un quarto del loro potere d’acquisto. Una lenta erosione che si traduce in meno cure, meno spesa, meno libertà.

Quanto si perde davvero

Il report “La svalutazione delle pensioni in Italia” curato da Itinerari Previdenziali e CIDA fotografa una realtà allarmante:

  • una pensione di 2.500 euro lordi al mese brucerà circa 13mila euro nei prossimi dieci anni a causa della mancata rivalutazione;
  • un assegno da 10mila euro lordi mensili (circa 6mila netti) perderà nello stesso periodo circa 115mila euro;
  • negli ultimi 14 anni, le pensioni sopra le dieci volte il minimo hanno perso il 21% di potere d’acquisto: chi percepisce 5.500 euro lordi al mese ha già visto svanire circa 96mila euro, mentre per chi ha un assegno da 10mila euro la perdita sfiora i 178mila euro.

Numeri che raccontano un impoverimento silenzioso, subìto soprattutto dalla classe media e dirigente, quella che più contribuisce al gettito fiscale.

Un patto tradito

Le pensioni non rappresentano un privilegio, ma il frutto di una vita di lavoro e tasse pagate. Sono salario differito, il più grande patto intergenerazionale che un Paese possa stipulare. Eppure questo patto è stato messo in discussione da scelte politiche che hanno usato la mancata perequazione come una forma di prelievo forzoso.

La contraddizione italiana

Oggi 1,8 milioni di pensionati con redditi oltre i 35mila euro annui, pari al 14% del totale, garantiscono da soli oltre il 46% dell’IRPEF versata dall’intera categoria. Nonostante questo, sono proprio loro a subire i tagli più pesanti e la mancata rivalutazione. Intanto, ogni anno il fisco perde circa 90 miliardi di euro di evasione, e la solidarietà continua a ricadere sempre sugli stessi contribuenti.

La Consulta e le prospettive

La Corte Costituzionale ha più volte giudicato legittimi i tagli, ma in passato aveva indicato la necessità che fossero brevi, proporzionati e non ripetuti. La realtà è che dagli anni ’90 ad oggi la penalizzazione è diventata strutturale, fino a configurare un caso unico in negativo tra i Paesi OCSE.

👉 Perché questa battaglia ci riguarda tutti

Dietro ogni percentuale c’è la storia di chi ha lavorato una vita contando su una pensione che oggi vale molto meno di ieri.
È il segno di un patto tradito: meno soldi in tasca, meno dignità, meno futuro.

Su Rimborsopensioni.it continuiamo ad occuparci della rivalutazione delle pensioni e a difendere il diritto dei pensionati a non vedere svanire il lavoro di una vita. Seguici, a breve ci saranno nuovi aggiornamenti!

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