Notizie

TFS SUBITO: Avvenire parla dei ricorsi di Rimborso.eu promossi e difesi dall’Avvocato Frisani

La Consulta ha fissato per il 10 febbraio 2026, alle ore 9.30, l’udienza pubblica in cui saranno discussi due ricorsi riguardanti la dilazione del pagamento del Tfs, che viene pagato a distanza di anni dalla cessazione del rapporto di lavoro. 

La scadenza per presentare il ricorso è fissata per il 20 dicembre 2025. Per i dettagli: 

https://rimborso.eu/rimborso-pubblico-impiego/tfs-subito

I giudizi, iscritti ai registri ordinanze n. 55/2025 (Tar Marche) e n. 61/2025 (Tar Lazio), traggono origine da ricorsi promossi e difesi dall’avvocato Pietro Frisani, capo dello Staff legale di Rimborso.eu, e rappresentano un passaggio decisivo in una battaglia che da anni mira a ristabilire equità e giustizia per i lavoratori pubblici. I ritardi sul pagamento del Tfs pesano soprattutto sui lavoratori, che si vedono negare somme maturate dopo una vita di servizio. 

Con un tasso d’inflazione dell’8% nel 2023 e del 5% nel 2024, un dipendente con un Tfs lordo di 200mila euro subisce una perdita di circa 26mila euro di potere d’acquisto, oltre agli interessi maturati. A rendere il quadro ancora più critico è il comportamento dell’Inps, che dopo aver istituito la possibilità di chiedere un’anticipazione del Tfs agli iscritti alla Gestione unitaria delle prestazioni creditizie e sociali, nell’aprile 2024 ha bloccato le nuove domande e a giugno ha chiuso definitivamente la procedura per gli iscritti al Fondo Credito.

 «Siamo pienamente soddisfatti – spiega Frisani – che la Corte costituzionale abbia fissato l’udienza per il 10 febbraio 2026 su due nostri ricorsi, perché rappresentano un passaggio fondamentale per ristabilire un principio di equità e di giustizia atteso da anni. È sempre più probabile che la Corte dichiari esaurita la propria pazienza di fronte all’inerzia del legislatore, riconoscendo finalmente l’illegittimità della dilazione e il diritto dei lavoratori a ottenere rivalutazione e interessi sulle somme percepite in ritardo. Non si tratta di una concessione, ma di un diritto pieno e dovuto: quei fondi sono frutto del lavoro e degli anni di servizio dei dipendenti pubblici, e devono essere restituiti per intero. L’udienza del 10 febbraio 2026 segna dunque una tappa fondamentale nella battaglia per il riconoscimento dei diritti economici dei lavoratori pubblici.

Iscriviti alla Newsletter







Iscriviti alla Newsletter







Sei sicur@ di voler uscire dalla tua area riservata?

Stay in the loop

Iscriviti alla Newsletter







Iscriviti alla Newsletter







Iscriviti alla Newsletter







Iscriviti alla Newsletter